Archivi in Toscana

Il patrimonio, le istituzioni, gli eventi

La Grande Guerra negli archivi toscani. Parte II

a cura di Emilio Capannelli, novembre 2015

Caporetto e la riorganizzazione dell'esercito

Una delle scritte del bersagliere e propagandista Ignazio Pisciotta

Due mesi dopo la battaglia della Bainsizza iniziò un’offensiva congiunta austro-tedesca accuratamente preparata che, come nel caso della Battaglia degli altipiani, colse impreparati gli alti comandi che avevano trascurato ancora una volta le voci che erano loro arrivate in merito ad un’imminente offensiva nemica. Si ebbe allora quella che è passata alla storia come la disfatta di Caporetto, che portò ad una precipitosa ritirata che si arrestò solo lungo la linea del Piave. Particolarmente caotica fu la gestione militare nella parte del fronte coperto dalla Seconda armata, comandata  del generale Capello, che fu presa dal panico e iniziò una fuga che si trasformò in una vera e propria rotta. In una lettera del 25 novembre 1915 inviata all’amico Bernard Berenson quando ormai la situazione si era stabilizzata, Gaetano Salvemini riepiloga sinteticamente i drammatici eventi dei primi giorni e la successiva  riorganizzazione delle truppe, in particolare dei militari della Seconda armata (definita “liquefatta” dallo storico pugliese).

Uno degli aspetti che fu maggiormente sviluppato dagli alti comandi dell’esercito dopo la battaglia di Caporetto fu quello della propaganda nell’esercito, anche per volontà del nuovo capo di Stato maggiore Armando Diaz. La propaganda era stata invece poco considerata in precedenza dal suo predecessore, il generale Luigi  Cadorna, più legato ad una visione tradizionale della vita militare, in base alla quale i soldati non dovevano interessarsi delle motivazioni della guerra. Caporetto invece rese coscienti gli alti comandi della necessità di motivare le truppe; nel febbraio del 1918 fu così deciso di istituire in tutte le armate un apposito servizio di informazione e propaganda, detto Servizio P.

Particolari responsabilità ebbe in tale settore Giuseppe Lombardo Radice, che ideò gli “spunti di conversazione coi soldati”, che furono distribuiti presso tutti gli ufficiali. Alla base del pensiero di Lombardo Radice era una “pedagogia di guerra”, che sosteneva la necessità per tutta la nazione di appoggiare lo sforzo bellico della nazione.

Lombardo Radice in realtà si era interessato a queste tematiche già prima di Caporetto, anche con l’appoggio di alcuni alti ufficiali. In una lettera dal fronte del 9 febbraio 1917 chiede aiuto all’amico Gaetano Salvemini per creare piccoli nuclei di soldati che fossero messi in grado, con adeguata preparazione, di fare opera di propaganda bellica fra i loro commilitoni.