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L'archivio dell'Accademia degli Immobili (Teatro della Pergola)

Locandina della prima esecuzione del Macbeth di Giuseppe Verdi, 1847

Archivio dell'Accademia degli Immobili

Indirizzo: via della Pergola, 12/32 50121 Firenze
Tel.: 05522641

Fax: 0550763042

Indirizzo e-mail: museo@teatrodellapergola.com

Questo testo è tratto da Archivio dell'Accademia degli Immobili (Teatro della Pergola), a cura di M. Alberti, in «Quaderni di Archimeetings», n.6, 2005.

Puoi trovare la versione integrale in formato pdf sul sito ANAI Toscana

 

La storia della fiorentina Accademia degli Immobili (faccia nascosta, come vedremo, del ben noto “Teatro della Pergola”), la sua composizione, la natura dei suoi interessi culturali e la sua eccezionale longevità, si riflettono sulla molteplicità e varietà della documentazione da essa prodotta e che ancora si conserva presso la sua sede. Di qui il notevolissimo interesse costituito dall’Archivio che tale documentazione raccoglie e custodisce, diretta testimonianza di tre secoli di storia, non solo del teatro e della musica ma anche del costume, della gestione economica, dei rapporti con le istituzioni attraverso il mutamento dei regimi politici.

L'Accademia degli Immobili

L’Accademia degli Immobili nacque da un precedente sodalizio, detto dei Concordi, che usava radunarsi e allestire spettacoli teatrali in via del Parione, nel Palazzo di don Lorenzo dei Medici, fratello del granduca Cosimo I. Alla morte del loro protettore i Concordi, rimasti privi di una sede, si rivolsero al cardinale Giovan Carlo, subentrato allo zio tanto nel possesso dei beni quanto nella protezione accordata alla Compagnia. Questi decise di prendere in affitto alcuni locali, adattati ad uso di teatro, in via del Cocomero (l’attuale Teatro Niccolini, in via Ricasoli).

Nella nuova sede il sodalizio aumentò di numero e nel 1651, con la stesura dei Capitoli che ne regolavano l’attività, si costituì in accademia, adottando, appunto, la denominazione di Immobili. Ben presto tuttavia la nuova sistemazione si rivelò insufficiente per il tipo di spettacoli che si intendevano realizzare: così, nel 1652, l’Accademia si trasferì in via della Pergola, dove il cardinale aveva ottenuto in affitto perpetuo dall’Arte della Lana un tiratoio dismesso, incaricando il giovane architetto Ferdinando Tacca di erigervi un teatro. Quel teatro che, attraverso i secoli e le diverse ristrutturazioni, è ancora oggi attivo con il suo antico nome: il Teatro della Pergola.

L’Accademia, pur come vedremo non più direttamente impegnata nell’attività di programmazione e gestione degli spettacoli, appaltata ad impresari esterni, rimase proprietaria del teatro fino al 1942, quando esso fu acquistato dall’ETI (Ente Teatrale Italiano), nel quadro di un vasto programma di statalizzazione dello spettacolo in Italia promosso dal fiorentino Alessandro Pavolini, al tempo Ministro della Cultura Popolare del governo fascista.

L'Archivio dell'Accademia

L’Archivio ospita circa 1500 unità archivistiche, di natura assai eterogenea, suddivise in 32 serie, che coprono un arco cronologico superiore a quello dell’attività dell’Accademia e del teatro da essa posseduto. I documenti più antichi, infatti, risalgono al 1644, anno di fondazione della Compagnia dei Concordi, e attestano la breve permanenza presso il Teatro del Cocomero; mentre quelli più recenti sono costituiti dai verbali delle ultime adunanze tenute dal corpo accademico negli anni ’70 del Novecento.

L’attuale ordinamento è frutto di un recente intervento, attuato in occasione delle celebrazioni per il IV Centenario della nascita dell’opera lirica. Tale lavoro, coordinato da Elisabetta Insabato della Soprintendenza Archivistica per la Toscana, realizzato con la collaborazione dell’Archivio di Stato di Firenze, è stato curato da Maria Alberti, Antonella Bartoloni e Ilaria Marcelli. Esso si sovrappone, rispettandone il più possibile l’impostazione, a due interventi precedenti: uno, da ricondurre alla prima metà del XIX secolo, ad opera di Giuseppe Ricci, incaricato di conservare e ordinare i documenti prodotti dall’Accademia e di dare una collocazione a quelli più antichi. L’altro venne effettuato all’inizio del Novecento da Ugo Morini il quale sulla falsariga del suo predecessore, produsse, come già aveva fatto Ricci, un inventario manoscritto, completato nel 1912. Morini tuttavia non interruppe il suo contributo con il 1912, ma continuò a tenere l’archivio corrente almeno fino al 1942.

Fra i documenti conservati, quelli strettamente attinenti all’attività del teatro risalgono soprattutto alla prima fase della storia dell’Accademia e a quei periodi in cui, a causa di contingenze economiche particolarmente difficili, l’istituzione si accollò l’onere della gestione diretta del teatro. Questo perché era prassi comune che gli impresari, una volta lasciato il teatro in cui avevano lavorato, portassero con sé il loro personale archivio. Le carte del famoso impresario Alessandro Lanari sono comunque rimaste a Firenze e sono oggi conservate presso la Biblioteca Nazionale Centrale. Viceversa la documentazione che riguardava gli aspetti rimasti sempre di diretta pertinenza dell’Accademia è pressoché completa. Si ricordano qui in particolare le ininterrotte serie contabili; quelle relative alla gestione degli immobili di proprietà e ai lavori di modifica, ristrutturazione e adeguamento della sala e dei locali annessi al teatro; infine la documentazione afferente le questioni interne all’associazione, con particolare attenzione alle successioni, alle cessioni e alle vendite delle “porzioni accademiche” e dei palchi ad esse corrispondenti.

La prima serie è una miscellanea storica che raccoglie indiscriminatamente i documenti più antichi (dal 1644 al 1794, compresi quelli amministrativi e le ricevute) rinvenuti e riordinati da Giuseppe Ricci in un secondo momento, quando già aveva iniziato il lavoro di sistemazione dell’Archivio. Seguono otto serie con la documentazione più strettamente pertinente alla vita dell’Accademia e alla sua storia: i documenti originali posti all’ordine del giorno nelle adunanze accademiche, già scorporati dai verbali nei precedenti interventi di riordino; i verbali delle adunanze; le attestazioni dei pagamenti delle tasse accademiche da parte degli associati; le diverse redazioni delle Leggi dell’Accademia e, infine, alcuni registri – per buona parte stilati dallo stesso Ricci – con le “Memorie storiche” dell’istituzione fiorentina e del suo teatro.

Le serie seguenti raccolgono senza soluzione di continuità, a partire dal 1795, la documentazione relativa alla gestione amministrativa e finanziaria dell’Accademia, tenuta dal Provveditore e, in seguito, anche dal Tesoriere: sono i libri di Entrata e uscita; i Giornali di Cassa; i registri con l’annotazione dei debitori e creditori; i bilanci; le note di spesa generali e quelle più specifiche (per i lavori effettuati in teatro, per le spese di riscaldamento, ecc.), oltre alle numerosissime filze di ricevute che, dal 1929 si dividono in Ricevute della gestione accademica e Ricevute della gestione teatrale.

L’attuale ordinamento ha collocato, a questo punto, le raccolte di documenti più direttamente legati al teatro. Tra questi, i registri con i controlli sulla sicurezza del teatro di cui l’Accademia, in quanto proprietaria, era direttamente responsabile: come i registri delle Ispezioni serali che ogni accademico, a turno, era obbligato a compiere e su cui sono registrate le occasioni di apertura del teatro, e i registri relativi all’osservanza delle norme di sicurezza. Segue la documentazione della Scuola di Ballo e dell’Orchestra della Pergola istituite dall’Accademia all’epoca di Firenze capitale (1865-1872), in cambio di maggiori sovvenzioni.

I documenti più strettamente correlati alla programmazione del teatro sono radunati nelle serie dalla XXII alla XXV, relativamente ai periodi in cui l’Accademia ne assunse la gestione svolgendo quelle funzioni che ordinariamente spettavano agli impresari. Tra queste, particolarmente rilevante è la corrispondenza tenuta dal direttore Tofanelli con le principali compagnie drammatiche italiane e internazionali.

Le serie successive contengono forse il materiale più anomalo e, al tempo stesso, più interessante: oltre trecento libretti, prevalentemente a stampa, di opere rappresentate e quattrocento fra manifesti e avvisi, sempre a stampa che, pur con molte e grandi lacune, forniscono una testimonianza di prima mano sugli spettacoli che la Pergola ha ospitato dalla fine del XVIII secolo ai primi decenni del Novecento. Particolare e degna di grande interesse è la serie XXVIII, che raccoglie una settantina di spartiti e partiture musicali, manoscritti di opere, balli e cantate eseguite alla Pergola, soprattutto nella prima metà del XIX secolo. Di notevole interesse anche la serie composta da materiale iconografico sui diversi interventi di ristrutturazione del teatro: diciotto piante e bozzetti, tra cui, incorniciati e appesi alle pareti dell’Archivio, quelli – bellissimi – di Luigi Ademollo, fra i massimi esponenti del neoclassicismo italiano, per la decorazione pittorica della sala (1789 e 1814).

Fa quindi seguito la serie dei Cimeli, formata da quel materiale che nella sistemazione novecentesca era stato considerato “fuori catalogo” ed esposto all’interno delle teche che tutt’oggi arredano la stanza dell’Archivio, oppure incorniciato e appeso alle pareti della sede dell’Accademia, perché considerato di particolare importanza: accanto ad alcune ‘composizioni’ di documenti originali all’interno di cornici dorate, messe insieme in base ad un criterio archivistico ormai desueto, vi figurano anche lettere autografe di Giuseppe Verdi e di Arrigo Boito.

Le ultime serie accentuano la caratteristica di eterogeneità già riscontrata per le precedenti: esse sono infatti formate da materiale residuo, conservatosi in Archivio quasi per caso. Ciò vale per il Materiale a stampa che raccoglie, insieme ad un’importante collezione de “Il Trovatore” – una testata ottocentesca d’argomento teatrale –, pubblicazioni sugli argomenti più disparati. Ma ciò è particolarmente evidente per la serie delle cosiddette Carte da bruciare: un considerevole gruppo di documenti – per lo più appunti e minute – destinato allo scarto e sfuggito alla distruzione.

Analogo discorso vale per gli insiemi documentari che oggi formano gli archivi aggregati: una filza di documenti dell’Accademia dei Fidenti e le carte personali appartenute ai due archivisti ottocenteschi, Giuseppe Ricci e Cesare Tarchi: segno tangibile dell’attaccamento che l’Archivio dell’Accademia degli Immobili ha suscitato, anche in passato, in coloro che vi hanno dedicato le proprie energie.

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