Al via il progetto per il riordino e lo studio del materiale archivistico di Scarlino, conservato presso l’Archivio di Stato di Grosseto, per indagare la presenza ebraica nel Medioevo e nell'età moderna attraverso le fonti. Le esigenze di carattere storico espresse dal centro interdipartimentale di Studi Ebraici dell’Università di Pisa, e di natura archivistica di cui si è fatto portavoce il comune di Scarlino si sono infatti concretizzate alla fine del 2016 in un contratto che prevede l’inizio di un programma di valorizzazione del patrimonio documentario del Comune, che consenta la raccolta dei dati e la ricostruzione prosopografica del gruppo ebraico di Scarlino, sufficientemente articolata e strutturata. L’indagine avviata dalla dott.ssa Simonetta Soldatini prevede, mediante un intervento di schedatura mediamente analitica, la creazione di un elenco quale mezzo di corredo archivistico provvisorio, utile per favorire le esigenze di studio dei materiali più immediate, in attesa di un più ampio progetto di valorizzazione del patrimonio documentario che conduca alla redazione di un inventario completo, corredato di introduzioni e indici.
L’archivio della comunità di Scarlino consiste in circa 201 unità archivistiche dal 1440 agli anni ’30 dell’800. Il materiale ha subito varie vicende legate ai vari passaggi istituzionali che hanno interessato la comunità di Scarlino che, da comunità appartenente al Principato di Piombino fino alla Restaurazione, nel 1815 passò al Granducato di Toscana. Con il motuproprio del 1816 che stabiliva la regolamentazione dei territori dell’ex Stato di Piombino, la comunità di Scarlino andò a costituire la nuova comunità di Scarlino e Buriano che da un punto di vista amministrativo fu fatta rientrare nella circoscrizione della cancelleria comunitativa di Piombino alle dipendenze dell’Ufficio dei Fossi di Pisa. Da un punto di vista giurisdizionale il territorio di Scarlino venne sottoposto alla giurisdizione civile del tribunale di Gavorrano sede di Podesteria e quello di Buriano invece fu sottoposto alla giurisdizione civile del tribunale di Giuncarico. Entrambi i territori furono sottoposti alla giurisdizione criminale del tribunale di Castiglione della Pescaia sede di Vicariato. Nel 1826 la comunità di Scarlino e Buriano venne scorporata dalla cancelleria di Piombino e assegnata alla cancelleria di Massa Marittima. Nel 1834 a partire dal 1 gennaio con l’attivazione del nuovo Catasto, la comunità di Scarlino e Buriano veniva soppressa e, mentre Buriano veniva aggregato alla nuova comunità di Castiglione della Pescaia, Scarlino diventava frazione di Gavorrano rimanendo in questa condizione fino al 1960.
Per ciò che riguarda la colonia israelita nel territorio di Scarlino, la documentazione, in fase di schedatura, ha già rivelato la presenza di ebrei ben radicata nel territorio, a conferma degli studi del prof. Michele Luzzati, che la fa risalire almeno al 1520. Tuttavia non è improbabile che la comunità si fosse stanziata nello stato piombinese nel corso del XV secolo, quando si concedevano agli immigrati varie agevolazioni per popolare il territorio. Essendo Scarlino un paese di frontiera, fu forse ben disposto ad accogliere tutte quelle minoranze che non trovarono ospitalità negli Stati vicini, proprio in virtù della politica piombinese dell’epoca rivolta all’incremento demografico del Principato. Tale era l’ipotesi di Antonio Cappelli, che in un saggio del 1929 faceva riferimento ad alcune disposizioni e lettere del vescovo Claudio Borghesi, prodotti in seguito alla visita a Scarlino del 1586. Il Prelato in quell’occasione richiamava il Principe di Piombino, Alessandro Appiani, Signore di quel territorio, a regolare il modus vivendi della comunità ebraica, ed in particolare imponeva la costruzione di un ghetto che raccogliesse gli ebrei. Disponeva inoltre che questi indossassero segni di riconoscimento (birretta gialla per gli uomini e qualche segno giallo in testa per le donne), che non tenessero a loro servizio cristiani, che non lavorassero la domenica, ed altre direttive in ottemperanza alla Bolla Romanus pontifex di Papa Pio V del 1566. Il Signore non dette troppo peso alla lettera del Mons. Borghesi, rispose piuttosto che gli ebrei erano giunti a Scarlino con tanta modestia, che erano buona gente e favorivano i paesani, inoltre non era possibile farli vivere separati in altro quartiere apposito, perché ciò avrebbe provocato una mancanza di lavori ai quali questi si applicavano. Cappelli sostiene che la colonia rimase nel territorio di Scarlino per un lungo periodo, ma non oltrepassò il XVIII secolo, perché a partire da questo momento i documenti di archivio cessano di accennare ad una presenza ebraica in questa terra.
Certamente il riordino del materiale permetterà una sua più agevole consultazione e consentirà di approfondire gli studi sulla comunità scarlinese e sul gruppo israelita che ne costituì parte integrante per molti anni.