Verso la metà del ‘700, in seguito ai regolamenti in materia di sanità emanati dal Governo Borbonico e dal Principato di Piombino a causa delle recenti pestilenze, si intervenne massicciamente sulla sorveglianza delle coste dell'isola d'Elba utilizzando degli edifici già esistenti e potenziando la presenza di guardie a confine delle terre e lungo i litorali. Queste, in seguito all’avviso di epidemie scoppiate in qualche porto del Mediterraneo, avevano il compito di sbarrare il passaggio alle persone o impedire l’attracco a bastimenti sospetti di contagio. Terminato l’allarme, le stesse sentinelle ricevevano l’ordine di allontanarsi dalle loro postazioni e il territorio diventava di nuovo di libera pratica.
Con il XIX secolo e la presenza del governo francese che riunì tutta l’isola d’Elba, si accentuò l’esigenza di razionalizzare e di potenziare il sistema di controllo delle coste che si rese concreto con il restauro e l’ampliamento di strutture idonee alla difesa militare, sanitaria e doganale. Strutture che, dopo il 1815, chiusa anche la fase del regno elbano di Napoleone, furono recepite dallo Scrittoio delle Reali Fabbriche Lorenesi e accresciute numericamente attraverso i progetti del giovane architetto portoferraiese Luigi Bettarini. Questi, nominato Architetto del Circondario dell’Elba e di Piombino, assolse brillantemente il suo compito per lungo tempo, lasciando l’impegno e l’isola nel 1830, quando fu chiamato a redigere insieme all’Architetto Luigi Bosi il nuovo piano regolatore della città di Livorno.
Con la riorganizzazione del servizio di Sanità marittima e con la conseguente necessità di organizzare una rete capillare di controllo delle coste da poco acquisite dal Granducato fu istituito un ufficio principale a Portoferraio, presieduto dal Governatore Generale di tutta l’Isola, e altri minori a Longone (oggi Porto Azzurro), Marciana, Rio e Campo, mentre furono distaccati dei semplici posti di guardia all’Enfola, Procchio, Lacona, Madonna delle Grazie, Sant’Andrea, Capo Castello, Palmaiola e Pianosa. Dove non si costruirono nuovi casotti d’osservazione, di dogana, di sanità, si individuarono per la comodità del castellano o della guardia di sanità, piccoli spazi limitrofi destinati a stalle a dipendenze e ad orti da coltivare. Si potenziò, inoltre, una rete di collegamento tra i posti di scoperta che comportò anche una particolare attenzione alla viabilità costiera e alla sua manutenzione per permettere veloci spostamenti agli addetti alla sorveglianza dei posti.
Proprio nell’ambito delle costruzioni ottocentesche destinate ad accogliere le guardie di sorveglianza alle coste dell’isola, rientra l’edificio che si vede nelle immagini e che sorge sul promontorio che divide le località di Nisporto e Nisportino, vale a dire la cosiddetta Guardia di Nisporto. La sentinella del mare, una delle due attualmente superstiti con quella di Patresi (sulla costa occidentale dell’isola) fu infatti progettata ex novo dall’architetto Bettarini ed è facilmente visibile dal mare perché si staglia, isolata, proprio sulla sommità di un costone roccioso, a picco sul mare, coperto da bassa vegetazione. L’edificio sembra possedere un’ostinata volontà di resistere nonostante le insidie del tempo e dei vandali, quasi fosse animato dall’impegno di perpetrare la testimonianza per la quale è sorto. Si erge quasi a monumento di un’epoca molto lontana, in cui il mare era temuto con reverente ossequio come elemento dall’enorme potenza ancestrale, dispensatore di benessere, fonte di vita, ma anche veicolo di epidemie e di morte.