Non possedere più “mobilio, stoviglie e materazzi”, avere 6 figli “senza indumenti né calzature”, tornare dalla prigionia e ritrovarsi in “miserrime condizioni”, esser costretti a presentare un Certificato di povertà perché la propria miseria sia ufficialmente riconosciuta e il sussidio concesso.
La serie della Commissione per la precedenza nella liquidazione dei danni di guerra raccoglie migliaia di domande di cittadini apuani che nel 1946, 1947 e 1948 hanno chiesto aiuto per ottenere un risarcimento per i danni di guerra. Le loro storie, simili e diverse, raccontano di prigionia, di rastrellamenti, di malattie e disoccupazione, di dispersi e di caduti in guerra ma soprattutto di miseria.
Nata nel febbraio del 1946 su provvedimento della Prefettura (n. 814 del 4-2-1946), la Commissione suddetta ebbe sede presso l’Amministrazione provinciale. Riporta la Relazione sull’attività della Deputazione provinciale edita nel 1951: “ne presero parte le Associazioni combattentistiche, le Associazioni dei mutilati, dei Partigiani, della Camera confederale del lavoro, dei Liberi Sindacati, della Curia Vescovile e della Deputazione provinciale”. Sempre la relazione precisa che fu una legge statale del 1940 ad istituire il risarcimento per i danni di guerra. Ma nel 1946 le domande presentate all’Intendenza di Finanza [oggi Agenzia delle Entrate] erano oltre 40 mila su una popolazione che sorpassava di poco le 200 mila unità. Il disagio e la sofferenza erano tali che la popolazione, priva del necessario per vestirsi e dormire, arrivò ad assalire gli Uffici preposti dell’Intendenza di Finanza. La Commissione così istituita cercò di esaminare e accelerare le pratiche dal 1946 fino al 1948, quando cessava la propria attività perché “risolti i compiti demandatile”.
I documenti nuovamente portati alla luce dell’Archivio storico provinciale, tra non molto consultabili dagli utenti, sono oggi ricchi di informazioni storiche, sociali e familiari, utili a ricostruire ulteriormente la storia del territorio apuano e delle singole famiglie e storie personali in un momento così critico mai troppo lontano per essere dimenticato.