Presso l'Archivio storico del comune di Piombino si conservano le carte di famiglia e la vasta produzione relativa all’attività politica, pedagogica e giornalistica di Ezio Bartalini, donate nel 1995 dalla figlia Isa, nata proprio a Piombino. Infatti la famiglia Bartalini si trasferì a Piombino nel 1917, dove Ezio aveva ottenuto il posto di direttore della scuola tecnica comunale.
Figlio di Vittorio Bartalini e Ida Migliorini, nacque a Monte San Savino, in provincia di Arezzo, nel 1884. All’età di 14 anni si trasferisce con i genitori a Genova, città che piaceva molto al padre perché in crescita sia dal punto di vista demografico che urbanistico, e proprio qui Ezio si formerà culturalmente e politicamente. In città all’interno del PSI prevalevano i riformisti di ispirazione positivista e evoluzionista; qui la categoria più forte era quella dei lavoratori portuali e del carbone e fu proprio a Genova che nel 1900 venne eletto primo operaio deputato socialista della storia, Pietro Chiesa, motivo di orgoglio per tutta la classe lavoratrice. Il nuovo secolo quindi sembrava portare speranze e un futuro migliore e proprio in questo contesto Bartalini si iscrisse al Partito Socialista. Grazie alla sua intelligenza e ai suoi studi Ezio riuscì ben presto a distinguersi nel movimento giovanile socialista. E fu qui che propose ai suoi compagni l’idea di fondare una rivista antimilitarista che si voleva porre in modo deciso nel dibattito della sinistra europea, anarchica e socialista, sul ruolo dell’esercito nella società. Così il 2 agosto 1903 uscì il giornale “La Pace”.
Gli effetti della sua attività antimilitarista non tardarono a farsi sentire: nel 1904 il ministro della guerra segnalò al presidente del consiglio Giolitti l’attività del periodico, che secondo il suo parere screditava l’esercito e il suo operato. Così il 1 settembre 1904 la prefettura di Genova decise di aprire un fascicolo intestato a Bartalini che venne cosi schedato come “socialista rivoluzionario”. Ezio resterà nella lista dei “sovversivi” fino al 1945 con frequenti segnalazioni della polizia che seguiranno i suoi spostamenti.
Nell'Archivio Storico piombinese è conservata una copia di questo dossier, in cui si danno informazioni biografiche molto dettagliate, tra cui la statura, la corporatura, il colore dei capelli, il portamento e alcune peculiarità caratteriali che lo distinguevano: viene descritto come un “giovine onesto ben educato, intelligente, studioso e colto…[…] sebbene abbia carattere mite, ad alla apparenza sembri un asceto, non di meno è dotato di un forte spirito di combattività […] è parlatore facile e arguto, e sebbene verso l’autorità si mostri deferente, nella foga del dire ha sempre parole irruenti verso quelli che sono preposti alla conservazione delle patrie istituzioni[…]".