Con la segnatura Gen Mss 109 si identifica nella Beinecke Library l’archivio Spinelli, che risulta articolato in più fondi. Questa struttura è in gran parte legata alle strategie matrimoniali e ai sistemi successori messi in atto dalle aristocrazie cittadine per mantenere intatto il patrimonio e la memoria familiare in perpetuum. Così la presenza di un Fondo Baldocci trae lontana origine dal matrimonio di Bonsignore Spinelli con Margherita Baldocci nel 1681; poiché il figlio del fratello di Margherita, Nunziato di Giuseppe, moriva nel 1767 senza eredi, ne acquisivano l’eredità i discendenti di Bonsignore: e precisamente il nipote ex filio, Leonardo (1735-1786), che ne assumeva anche il cognome.
A sua volta, Bonsignore era stato istituito erede universale da Francesco di Attilio Guardi, con testamento del 1708, ciò che spiega la presenza di un Fondo Guardi. Anche di questa famiglia fiorentina, i cui membri fin dal Quattrocento compaiono tra i Tre Maggiori Uffici, resta una cospicua documentazione, composta da 79 scatole a partire dal sec. XV.
Sempre all’epoca dei discendenti di Bonsignore risale l’acquisizione della eredità di Sallustio Maria Buonguglielmi, scomparso nel 1738, che venne divisa tra il senatore Spinello Spinelli e i Conti Galli: famiglia presente nelle magistrature cittadine (come i Sei di Mercanzia, Maestri di Zecca, Soprassindaci delle Stinche, XII Buonuomini, ecc.) e gli “uffici estrinseci” (podestà, vicari e capitani). Un archivio quello dei Buongugliemi – che occupa 113 scatole e 7 registri (a partire dal primo Quattrocento - comprensivo delle carte Peri e Lapi, famiglie con quella imparentate. Le pergamene, in numero di 151, risalenti al 1348 fino al 1782, sono riferite a varie provenienze (oltre quelle di casa Spinelli, Lapi, della Fioraia, Borromei, Petrucci).
Pur nel rispetto delle antiche segnature, la documentazione è scandita in boxes e folders, che rispecchiano le nuove collocazioni e numerazioni date. L’inventario dell’archivio Spinelli è a sua volta distinto in tre sezioni la prima delle quali conserva il cuore dell’archivio: e cioè le “Scritture patrimoniali” che attestano la politica di acquisizioni di beni fondiari fin dal primo Quattrocento, nonché spese per opere di committenza, come quelle per la costruzione del palazzo e della infermeria nuova del complesso di Santa Croce; le scritte di “Mercatura” in cui è ampiamente documentata l’attività mercantile e bancaria di Tommaso e dei suoi fratelli e delle generazioni successive; così come nella serie delle “Lettere” si avvicendano lettere destinate ai discendenti della linea di Niccodemo, fino al senatore Bonsignore. Non mancano poi le serie dei Processi e quella della “Azzienda”, che contiene in prevalenza scritture contabili e contratti relativi alla gestione del patrimonio familiare, soprattutto fondiario.