La definizione di «archivio teatrale» porta con sé, almeno all’apparenza, un sostanziale ossimoro. Alla pratica dell’archivio è infatti strettamente connesso l’atto di fissare un fatto nel tempo; come si può, invece, archiviare una performance teatrale? Evento la cui esistenza, quasi per definizione, è limitata al momento della sola messinscena?
Con gli oltre novant’anni di carte l’archivio del Maggio Musicale Fiorentino ci dimostra che questo ossimoro è solo apparente. La documentazione infatti spazia dalla fondazione dell’Orchestra Stabile Fiorentina (1928) giungendo sino a noi: un continuum che ci consente di seguire la creazione degli spettacoli dalla loro ideazione sino alla loro realizzazione e che si riassume in oltre 400.000 unità archivistiche composte da carteggi, bozzetti, figurini, modellini scenici, fotografie, manifesti, cimeli, pellicole, registrazioni, programmi di sala e molto altro.
Ma l’archivio del Maggio ci invita a riflettere ancora una volta sul più ampio portato degli insiemi archivistici e sulla loro natura ibrida a partire da quei punti di contatto che mettono in dialogo i complessi documentari con gli altri oggetti culturali, in questo caso i musei. Infatti il Maggio nacque proprio come occasione di confronto tra le due arti italiane – pittura e musica – coinvolgendo alcuni dei più importanti artisti del Novecento: da De Chirico a Kokoschka passando per Guttuso, Maccari, Conti, Gino Severini, Sironi, Paladino, Manzù e molti altri. L’archivio del festival è così divenuto una vera e propria raccolta del Novecento artistico, al centro di mostre e oggetto di numerose esposizioni.
Questa trasformazione doveva segnare ben in profondità il destino del complesso documentario: sempre più musealizzati e sempre meno considerati dagli archivisti, bozzetti, figurini, maquettes e manifesti d’autore sono stati progressivamente interpretati non come tessere di un vasto mosaico ma come opere d’arte separate dal contesto documentario in cui erano state create ed in cui furono a lungo conservate
È a partire dal 2017 che il filo archivistico, quasi smarrito, è stato al centro di un fortunato recupero dovuto in primis alla dichiarazione di importante interesse storico ad opera della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana. A questa è seguita la creazione all’interno del teatro di un nuovo ambiente dedicato specificatamente ad archivio: un luogo in cui le carte – dal semplice mandato di pagamento alla più importante opera grafica – possono essere considerate nel loro insieme, ulteriormente arricchite – e non sminuite – dal quid che connota l’anima degli archivi: il vincolo.
Con la creazione di un ambiente destinato ad archivio, inaugurato nel maggio 2019, per la prima volta è stato dunque possibile raccogliere tutte le carte sparse nei vari uffici, avviare le necessarie attività di catalogazione (attualmente in corso) e soprattutto iniziare a pianificare la realizzazione di un portale on line attraverso il quale fornire agli studiosi una base di dati in grado di restituire il panorama complessivo dell’archivio.
Al termine della ricognizione documentaria l’archivio è risultato composto da 350 metri lineari di documentazione contabile-amministrativa, oltre 14.000 tra bozzetti e figurini, 200 modellini scenici, 40.000 fotografie di scena, circa 6.000 manifesti, cimeli, registrazioni, edizioni a stampa storiche e un centinaio di unità tra abiti e gioielli di scena. Un vasto insieme documentario che conosciamo solo in parte ma che è stato messo a disposizione per gli studiosi e per il quale è stato avviato un ampio progetto di catalogazione.