L’esistenza di un archivio dello studioso e professore di archeologia Alessandro della Seta (1879 – 1944) è il frutto di una recente scoperta della Soprintendenza Archivistica della Toscana: grazie ad una segnalazione, infatti, questo Istituto è venuto a sapere che la produzione archivistica del Della Seta è stata sottratta alla vendita ed alla dispersione per una fortunata coincidenza.
L’archivio è giunto nelle mani dell’attuale proprietario grazie alla acquisizione sul mercato antiquario di un cospicuo nucleo di lettere indirizzate ad Alessandro della Seta, l’archeologo studioso dell’arte classica le cui pubblicazioni avevano costituito un prezioso contributo per la storia dell’archeologia. Per tale motivo le lettere furono acquistate in blocco e affidate ad un ex docente di storia dell’archeologia, professoressa Maria Grazia Marzi, che si rese disponibile ad accogliere l’archivio presso la sua abitazione ed a provvedere ad un primo sommario ordinamento delle carte, avendo già curato l’ordinamento dell’archivio di Enrico Paribeni (allievo del Della Seta) oggi depositato presso la Biblioteca Umanistica dell’Università di Firenze. Insieme alla prof.ssa Gambaro e alla dott.ssa Elita Ricci, la docente suddivise la documentazione per serie, disponendola in scatole e faldoni di cartone.
Il nucleo principale del fondo, costituto dalle oltre duemila lettere ricevute da Alessandro Della Seta nell’arco di tempo compreso tra il 1898 e il 1944, giunte a noi con le rispettive buste, è stato l’oggetto di una tesi di laurea magistrale in Storia dell’Archeologia dal titolo “L’epistolario di Alessandro Della Seta”, della dott.ssa Elita Ricci che ha compilato un inventario delle lettere.
Oltre al carteggio, nel quale è stato possibile individuare più di quattrocento corrispondenti, il materiale archivistico prodotto da Alessandro Della Seta, archeologo dei più stimati nel campo degli studi dell’arte classica della prima metà del XX secolo, è stato sommariamente elencato dalla scrivente, seguendo l’attuale dislocazione dei pezzi.
L’archivio è stato dichiarato di interesse culturale nel 2013.