Recentemente è stato concluso un lavoro di elencazione dell’archivio Marchetti Ducceschi, conservato nel palazzo Marchetti a Pistoia e già noto a chi conosce il “Bullettino storico pistoiese” per alcuni articoli a firma di Maria Vittoria Feri Sguazzoni.
L’archivio, composto da circa 370 unità comprende tutte le tipologie documentali (buste, filze, registri, pacchi, piante, disegni) ed è un concentrato di “soggetti produttori” pistoiesi davvero singolare: comprende infatti carte Cellesi, Arrighi, Biagi, Sassi, Dondori, Vassellini, oltre che Marchetti Ducceschi.
Tra il sec. XVI e il secolo XIX, le vicende di una parte importante dei ceti dirigenti pistoiesi possono essere indagate e riscoperte attraverso i sedimenti documentari che si sono depositati in questo archivio. Politiche familiari e passaggi successori hanno reso possibile la riunione in un’unica sede di così tante memorie e la proprietà ha inteso curarne la diffusione attraverso la pubblicazione di parte dei “ricordi” stilati da componenti della famiglia Cellesi e della famiglia Dondori. Anche se numerose erano le pubblicazioni di vari studiosi che si sono dedicati alla ricerca utilizzando questa fonte, l’archivio Marchetti Ducceschi era però privo di un elenco di consistenza che ne permettesse una conoscenza complessiva e finalizzata anche alla funzione di vigilanza e tutela esercitata dalla Soprintendenza Archivistica. Con la consulenza e con la collaborazione della proprietaria, signora Maria Vittoria, il lavoro è stato condotto a termine e ha potuto, come tutti i lavori di elencazione, fornire una ulteriore conferma della “varietas” quale caratteristica principale di questo archivio di famiglia. Non solo vi sono depositati memorie e ricordi privati, ma non mancano i documenti pubblici quali un Giornale della Comunità di Marliana della metà del sec. XVII e una busta del carteggio del Maire di Porta Lucchese dal 1808 al 1812, carica ricoperta da un Marchetti.
Nell’archivio è presente anche un archivio di impresa, quello della Cartiera dei Ponti, azienda partecipata dai Marchetti tra il 1815 e il 1830, nel momento in cui questa industria comincia a diffondersi nel Granducato; interessante e, allo stesso tempo, strano che si trovi qua un registro, a firma di Michelangelo Buonarroti il Giovane, relativo alla “istoria di nostra galleria e nota delle scritture antiche” che contiene sia l’inventario degli oggetti d’arte presenti allora nella casa di Michelangelo in via Ghibellina sia la riproduzione dei disegni eseguiti nella galleria e la spiegazione iconografica degli stessi.
E’ opportuno sottolineare ancora una volta l’utilità degli elenchi di documenti, primo passo per una sempre auspicabile inventariazione analitica che, in tempi di tagli alle spese per i beni culturali, diviene sempre più problematica. Gli elenchi, oltre ad essere amministrativamente necessari – senza un elenco non è più consentito avviare ed emettere un provvedimento di dichiarazione di interesse culturale a norma Codice dei Beni Culturali – talvolta finiscono per fungere come il solo strumento di accesso ai documenti d’archivio nel campo degli archivi familiari delle città capoluogo di provincia che, sempre a torto e quale retaggio di una visione culturale ottocentesca, si suole considerare “minori”.