Il progetto di riordinamento e inventariazione ha evidenziato innanzitutto che la documentazione conservata a Niccioleta comprende le carte aziendali prodotte dai maggiori gruppi industriali italiani operanti in campo minerario e chimico e facenti parte principalmente:
- del gruppo industriale Montecatini-Montedison;
- della SOLMINE (Società Lavorazione Minerali) che, creata nel 1972 dalla Montedison, passò nel 1973 all’ente statale EGAM (Ente Gestione Aziende Minerarie) e nel 1978 all’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi);
- della SMI (Società Mercurifera Italiana) incorporata poi per fusione dalla Montedison;
- di altre società minori.
Entrando più nel dettaglio, le miniere facenti capo a questi gruppi industriali le cui carte sono conservate negli Archivi minerari di Massa Marittima sono per la Toscana:
- le miniere del bacino minerario delle Colline Metallifere, ossia le miniere di pirite di Gavorrano, Boccheggiano-Campiano e Niccioleta, quella di solfuri misti di Fenice Capanne e la miniera di lignite di Ribolla;
- le miniere delle Bagnore a Santa Fiora e dintorni, di Monte Labbro a Roccalbegna e dintorni, e la miniera di Catabbio-Fontanelle nel territorio di Semproniano e Manciano, quest'ultima appartenuta alla Società Mineraria Rimbotti passata per fusione alla SMI nel 1967;
- la miniera del Franco all’Isola del Giglio, appartenente fin dagli ’50 alla Montecatini, e le miniere di Monte Argentario della Ferromin e della Società Mineraria dell’Argentario.
Fuori della Toscana negli Archivi di Massa Marittima sono rappresentate la miniera di Manziana Furbara nel Lazio e in parte altre miniere delle Marche, dell'Abruzzo, della Puglia, della Sardegna, dell'Emilia Romagna.
Fa parte, inoltre, del complesso documentario il materiale relativo al comparto industriale dello Stabilimento di Scarlino, costruito tra il 1960 e il 1965 per impiegare nella produzione di acido solforico il minerale ricavato dalle miniere maremmane. Si trattava di un sistema produttivo integrato capace di produrre principalmente acido solforico partendo dalla pirite estratta nelle Colline Metallifere, ma anche vapore di recupero ed energia elettrica nella linea chimica e produzione di pellets di ferro nella linea metallurgica da destinarsi all’industria siderurgica. Il comparto venne completato tra il 1969 e il 1972 con la costruzione dell’impianto per la produzione di biossido di titanio. Tutto questo complesso aziendale minerario e chimico, affidato nel 1972 dalla Montedison alla SOLMINE, fu ceduto con questa il 1 maggio 1973 all'EGAM, e nel 1978, in seguito alla soppressione di questo Ente (1977), ad ENI. Rimase alla Montedison la parte dello stabilimento relativa alla produzione di biossido di titanio gestita dal 1973 al 1980 dalla DIPI (Divisione Prodotti per l’Industria Montedison) e poi fino al 1984 dalla SIBIT (Società Italiana Biossido di Titanio). La gestione Montedison cesserà nel 1985 con il passaggio di questa produzione alla Società inglese TIOXIDE.
Una documentazione quindi di enorme importanza, che risale, per alcuni impianti, addirittura alla fine dell'800, arrivando in alcuni casi agli anni '90 del '900, ma il cui nucleo principale si colloca tra gli anni '50 e '70.