Nello sgretolamento politico-istituzionale dello Stato italiano all’indomani dell’8 settembre, gli apparati militari si trovarono senza una guida e senza precise disposizioni sul da farsi.
Gli episodi di resistenza – il più famoso quello di Porta San Paolo a Roma – si verificarono ovunque, come a Carrara in località La Foce dove il 9 settembre gli Alpini del battaglione “Val di Fassa” ingaggiarono scontri a fuoco contro i tedeschi.
La maggior parte dei soldati italiani fu costretta, comunque, a sbandare e darsi alla macchia smettendo le loro divise. Molti presero contatto coi primi gruppi “ribelli” e misero la loro esperienza al servizio della Resistenza. Moltissimi furono invece catturati ed inviati in Germania nei campi di concentramento, dove si trovavano dinnanzi alla scelta di rimanere prigionieri o di far ritorno in Italia al servizio della Repubblica Sociale Italiana, arruolandosi
nella Guardia Nazionale Repubblicana.
In questi documenti riportiamo le disposizioni tedesche riguardanti la situazione dei militari sia italiani che alleati presenti sul territorio, verso i quali venivano organizzate operazioni di rastrellamento, venivano proposte dichiarazioni d’intenti, venivano emessi veri e propri bandi di cattura.