Già dal 17 settembre del 1943 le autorità fasciste inoltravano all’ufficio di collocamento l’informazione che il Comando tedesco di piazza aveva disposto che sul territorio non vi fosse la presenza di disoccupati. A tal proposito si faceva richiesta degli elenchi nominativi e si provvedesse a trovare rimedio.
Fin dai primi giorni dell’occupazione nazifascista gli invasori posero grande attenzione nel reperire la forza lavoro disponibile. Nel peggiore dei casi i precettati venivano destinati alla deportazione in Germania, mentre altri restavano sul territorio per il lavoro coatto o per l’arruolamento nell’Organizzazione Todt. Questa garantiva, a chi avesse accettato di lavorare per essa, la possibilità di continuare a vivere vicino al proprio paese con la propria famiglia, con la possibilità di ricevere una minima paga e protezione “contro il pericolo dei partigiani”.
L’Organizzazione Todt sarà particolarmente attiva nelle province in Apuania ed alla Spezia tra l’estate e l’autunno del 1944, quando il fronte si stabilì sulla Linea Gotica e fu necessario procedere alla costruzione di fortificazioni difensive che si estendevano dalla costa alle catene apuana ed appenninica.
Il Direttore provinciale delle Corporazioni faceva richiesta al Commissario prefettizio di Apuania, degli elenchi nominativi degli operai renitenti al lavoro coatto, precettati per la costruzione dei rifugi antiaerei nel maggio 1943. La risposta fu pronta e minuziosamente dettagliata.
L’episodio, che dietro verifica potrebbe configurarsi quale fenomeno di cosiddetta “resistenza passiva” al regime fascista, è comunque di notevole interesse nel testimoniare la carenza o il deterioramento del consenso al regime da parte della popolazione, ormai prostrata da una guerra che doveva essere “lampo” e che aveva portato fame, morte e distruzione anche tra i civili.