La piaga degli sfollamenti di intere macrozone fu causa di enormi sofferenze per le popolazioni civili colpite da questi ordini. Migliaia di persone, già stremate dalle carenze di generi alimentari, venivano costrette a lasciare ogni loro bene residuo, le loro abitazioni, le loro città o paesi, per essere trasferite in luoghi spesso lontani, concentrate in campi profughi. Chi non voleva subire quest’ultima umiliazione andava a cercare una sistemazione precaria nei territori limitrofi non colpiti dall'evacuazione.
L’episodio del 7-11 luglio 1944 a Carrara riveste un assoluto valore storico, politico e militare: in questa occasione furono le donne carraresi e massesi a ribellarsi contro il bando di sfollamento della città e riuscirono, dopo una veemente protesta, a farlo revocare. Come ritorsione le autorità nazifasciste posero una ulteriore limitazione alla distribuzione delle tessere annonarie.
Nell’autunno successivo, con lo stabilizzarsi del fronte sulla Linea Gotica, fu evacuata la città di Massa, i cui abitanti furono costretti a riversarsi nella maggior parte a Carrara, i restanti nella bassa Lunigiana e nella Val di Magra.